“Il Principe dei Gigli” è un’analisi lirica sull’evoluzione del rapporto uomo-donna, uno spettacolo teatrale che nasce come riflessione artistica sulla figura femminile nella civiltà occidentale contemporanea.
I movimenti culturali e le mutazioni socio-politiche della fine del XX secolo in Occidente, ci pongono davanti a una donna che rivendica per se stessa caratteristiche e ruoli assai diversi da quelli delle generazioni precedenti. Il lavoro si apre nel simbolo di una di quelle figure femminili, la Margherita Gautier della “Signora dalle camelie” e si sviluppa attraversando alcune suggestioni del femminismo contemporaneo (primo fra le altre il riferimento al tragico mito della strega qui ripreso da celebri pagine del Michelet).
La differenza dei sessi è segnalata dal mito di Tiresia e della sua doppia esperienza biologica e dalla contrapposizione dei sessi elaborata dalla più recente cultura occidentale.
L’opera è strutturata come una rapsodia drammatica che si avvale di registri differenti: l’elaborazione di testi, il canto, il movimento liricamente organizzato mirano ad una densità complessiva di presenza teatrale che si offre come una testimonianza della evoluzione più recente del linguaggio scenico contemporaneo.
Lo spettacolo può anche essere definito un inno d’ignoto amante alla sua donna leopardiana o anche (parafrasando quanto Camille Paglia afferma della Madre scrofa-Irlanda in rapporto a Joyce) “una protesta contro una dipendenza spirituale intollerabile e un monumento immortale al potere che lo tiene avvinto”.