Un grande orso solitario inciampò su una pietra. La pietra rotolò e andò a colpire un albero. Cadde una foglia che volò colpita da vento, si adagiò su un ruscello e viaggiò trasportata dall’acqua per venticinque anni. Arrivò al mare. La foglia si arenò sulla spiaggia. La raccolse una ragazza innamorata, la asciugò e la mise a pagina quarantacinque del libro di poesie che stava leggendo in riva al mare, dal titolo “Mi arrendo alle fragole”. A pagina quarantacinque era scritta questa poesia:

Amori confusi

È che gli amori sono confusi se non hanno la luce negli occhi

Solo i cuori affranti sapranno davvero diventare belli

Sapranno diventare aria, comprendersi nei nuovi alfabeti

Solo i cuori affranti sapranno dire

Tutto sarà silenzio, quiete

Dentro di loro fiumi d’acqua e d’aria.

La foglia rimase a quella pagina per cento anni.

E tutto si fece silenzio. È in quel silenzio che ci stava la solitudine di quell’orso che inciampò in quella pietra in quel grande, immenso bosco.

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