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Regia: Teatro tascabile di Bergamo

Una fantasia di teatro danza classico indiano.

Sulla via aperta dai Maestri del Novecento, il Teatro tascabile di Bergamo inizia nel 1978 il suo percorso di ricerca sulle arti sceniche orientali e in particolare sul teatro-danza classico indiano, come via per un rinnovamento completo del teatro e dell’arte dell’attore.
Come testimoniato dai reperti archeologici ritrovati nella valle di Mohenjodaro in Pakistan (2900-1900 a.C.), le danze classiche dell’India vantano origini cultuali antichissime. Nel corso dei secoli si avvia quel processo che trasforma il tempio nel fulcro della vita religiosa, sociale, artistica ed economica indiana, ma durante il tardo periodo medievale, con l’arrivo dei musulmani nel Nord, nasce la tradizione secondo cui le danzatrici, oltre che celebrare i rituali quotidiani, vengono invitate nelle corti per intrattenere nobili e sovrani. Dalla seconda metaÌ€ dell’Ottocento e per i primi decenni del nostro secolo, le danze classiche andarono soggette al generale decadimento che colpiÌ€ tutta la cultura indiana sotto il dominio britannico. Ottenuta l’indipendenza (1947), sono tornate all’antico splendore, con una vitalità e una popolarità sempre crescenti.

Caleidoscopio d’Oriente eÌ€ una fantasia di brani che appartengono alle tre discipline praticate in maniera continuativa dal Tascabile: Bharata Natyam, Kathakali, Orissi.
Loro comune denominatore è il rigore della tecnica e la leggendaria preparazione degli attori così come viene presentata nel Natyasastra - "Trattato sulle arti drammatiche", il più importante testo teorico sul teatro-danza classico indiano, che su un piano analogico può essere avvicinato alla Poetica di Aristotele e ai trattati di Zeami come fondamentale testo di estetica teatrale.
Il modo più diretto per accostarsi al teatro-danza classico indiano è forse quello di considerarne una possibile partizione secondo i fondamentali di danza pura (nritta) e di recitazione (abhinaya) con particolare riferimento a quella sorta di linguaggio di alta stilizzazione mimata che tecnicamente viene chiamata nritya (danza espressiva).

Bharata Natyam: eÌ€ la danza classica indiana per eccellenza. Un tempo era eseguita nei templi da danzatrici sacre, le devadasi, fanciulle che venivano cresciute e istruite nelle arti e nella musica unicamente a questo scopo. Bharata Natyam è un acronimo composto da tre sillabe che traducono l’essenza tecnica della danza: bha per bhava, il sentimento, ra per raga, la melodia, e ta per tala, ossia il ritmo. La patria del Bharata Natyam è il sud dell’India e più precisamente lo stato del Tamil Nadu, dove fiorì particolarmente nel distretto di Tanjore.

Kathakali: originario del Kerala nell`India sud-occidentale, il Kathakali distilla i succhi di una multiforme cultura di pratiche spettacolari e rituali sino ad organizzarsi nella forma finale e attuale intorno alla metà del XVIII seco¬lo. In quel periodo il Rajah di Kottarakkara compose gran parte del repertorio rifacendosi all`epopea classica induista del Ramayana, del Mahabha¬rata e dei Purana.
Il termine Kathakali indica letteralmente una rappresentazione di storie (katha = storia, kali = rappresentazione) di conseguenza è più appropriato definire il Kathakali una forma di teatro-danza-pantomima, anziché solo teatro o solo danza.

Orissi: lo stile, che deve il suo nome all’odierno stato di Orissa, nasce principalmente dalla confluenza di due tradizioni: quella delle mahari, danzatrici-sacerdotesse consacrate al culto di Jagannath e quella dei gotipua, giovanissimi danzatori che con vesti femminili per secoli si sono esibiti all’esterno delle mura del tempio.
Stile raffinato ed elegante per via delle sue pose scultoree, richiama sia la tradizione classica del teatro-danza indiano sia forme autoctone specifiche influenzate dalla presenza del dominio musulmano nel Nord dell’India.



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